(O LO SPAZIO DELLE CONVERSAZIONI)
Ogni mercoledì dalle 15
Sempre più spesso non troviamo spazi per conversazioni non superficiali. Il tran tran quotidiano, lo studio sempre più meccanico, il lavoro sempre più alienato, la perdita del senso dei luoghi pubblici e degli spazi di aggregazione ci toglie la voglia di parlare, di approfondire gli argomenti; la superficialità e l’estemporaneità dei discorsi si riflette nei mezzi di comunicazione che producono, o dovrebbero produrre cultura, che ogni giorno colonizzano il nostro immaginario. I media, come i locali puntano ad intrattenerci. In-trattenerci. Trattenerci da cosa? Trattenerci dal fare qualcosa di importante, qualunque cosa sia. In altre parole ci stanno facendo perdere tempo. Questo vuol dire che dovremmo sempre darci da fare, essere impegnati in qualcosa di concreto e di immediatamente utile? No, anzi.
Vivere affaccendandosi, senza mai prendere fiato, senza fermarsi per vedere fin dove siamo arrivati, senza mai alzare lo sguardo, è una vita da animale da soma, una vita da schiavo. Proprio il tempo dell’ozio è quello che ci viene sottratto dall’intrattenimento. Il tempo che ci servirebbe a capire le cose. Di questo tempo vogliamo riappropriarci con le Conversazioni nello Spazio; ad ogni incontro imbastiremo una discussione pubblica su un tema scelto sul momento. La conversazione non avrà alcuna finalità, se non la soddisfazione dei partecipanti. Non si tratta di un ciclo di conferenze o di una iniziativa politica, se non in senso lato. Vogliamo che sia una occasione di intrattenimento che non miri a lobotomizzarci, ma al contrario miri ad elevare la nostra consapevolezza. E mentre lo facciamo vogliamo divertirci. Vogliamo divertirci parlando di qualcosa che ci interessa, vogliamo giocare con il gioco più bello che sia mai stato inventato dall’uomo: il linguaggio.
Regole nel tempo della conversazione:
-il valore del silenzio: o si sta zitti o si partecipa alla conversazione in corso (e per dio spengete i cellulari, o almeno metteteli silenziosi!!)
-lo spazio logico delle ragioni: si parla di ciò che si pensa, non dei propri sentimenti o delle proprie esperienze se non per portare esempi come argomenti
-la responsabilità è sempre personale: si parla di cosa si pensa personalmente, non di quello che hanno detto altri
-il rispetto paga doppio: si discutono gli argomenti, non le persone, non ci si infama e non si fa proseliti
-presobenismo: se ti “piglia male”, o lo dici e spieghi perché, o abbandoni la conversazione; dev’essere un’occasione gioiosa, non una rottura di palle
-l’assenza di un fine ultimo: la conversazione non ha un fine specifico, un punto di arrivo, quindi non rompere le scatole se ti sembra che non si arrivi a nulla
– Voci dallo Spazio –